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Quando le caldaie funzionano con i green gas...


 

La Direttiva EPBD sul rendimento energetico nell'edilizia sostiene il miglioramento della prestazione energetica degli edifici dell’Unione Europea tenendo in considerazione una molteplicità di fattori tra cui:

  • le condizioni locali e climatiche esterne,
  • le prescrizioni relative al clima interno degli ambienti,
  • l’efficacia sotto il profilo dei costi.

Essa definisce gli obiettivi di risparmio energetico e di decarbonizzazione del patrimonio edilizio europeo. Le linee guida di attuazione della Direttiva emanate dalla Commissione Europea non sono giuridicamente vincolanti e lasciano agli Stati membri il compito di individuare le tecnologie funzionali al percorso di decarbonizzazione e di efficientamento più adatto per il proprio contesto nazionale.

È quindi compito dei Paesi membri dell'UE recepire la Direttiva ed elaborare strategie e strumenti peridurre progressivamente i consumi energetici ed emissioni nocive del patrimonio edilizio residenziale esistente:

  • del 16% entro il 2030,
  • del 20-22% entro il 2035,
  • fino ad azzerare le emissioni entro il 2050.

Come raggiungere questi obiettivi?
Quali tecnologie incentivare?
Quali fonti energetiche favorire?

Se, come sappiamo, le rinnovabili tramite le pompe di calore sono una strada già individuata e condivisa, dobbiamo anche tenere in considerazione che non è l'unica.

Il mese scorso, durante un evento promosso da Proxigas, Assogas, Federchimica-Assogasliquidi, Assotermica e Utilialia, sono stati pubblicati  i risultati dello studio Decarbonizzazione dei consumi termici residenziali”, svolto da BIP Consulting.

Dai dati emerge uno scenario in cui la le caldaie a condensazione sarebbero la soluzione più economica per la decarbonizzazione del patrimonio residenziale italiano.

I risultati non convincono l’ARSE (Associazione Riscaldamento Senza Emissioni) ma restano una prospettiva interessante per aiutarci a comprendere la complessità del percorso verso la transizione ecologica.

Lo studio stima che che su 12 milioni di edifici residenziali, circa 5 milioni dovranno subire interventi di efficientamento, escluse le seconde case e gli immobili sottoposti a vincoli. Ciò significa che circa il 43% del patrimonio edilizio residenziale dovrà migliorare la propria classe energetica e i consumi, fino all'azzeramento totale delle emissioni. 

Poiché come detto gli Stati Membri potranno mettere in atto la Direttiva EPBD con le tecnologie che riterranno più efficaci, l'Italia per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità condivisi con l'Europa, potrà scegliere se puntare oltre che sulle pompe di calore anche sui gas rinnovabili, su cui abbiamo ottime potenzialità di produzione.

Se così fosse i cittadini si troverebbero a poter usufruire di percorsi di acquisto incentivati anche sulle caldaie, tecnologia che già oggi consente un impiego crescente di miscele di green gas e quindi di per sé "neutrale", poiché può funzionare con qualsiasi tipo di combustibile.

Le caldaie a condensazione capaci di funzionare con quote crescenti di green gas sono la tecnologia più economica, efficace e praticabile per decarbonizzare i consumi residenziali italiani. Le caldaie Rinnai, per esempio, possono funzionare con miscele di idrogeno fino al 30%.

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Nell'analisi possono essere tenuti in considerazione altri fattori.

  1. Il patrimonio residenziale italiano è composto per oltre il 70% da edifici costruiti prima degli anni '80. Di questi, il 50% rientra nelle classi energetiche più basse, F e G, e si trova per metà in zone geografiche con climi freddi. Inoltre, vi sono molti edifici che possono essere considerati storici.
  2. Il 60% degli appartamenti con riscaldamento autonomo non dispone di un balcone, di un terrazzo né di un giardino. La mancanza di uno spazio esterno privato limita le soluzioni tecnologiche effettivamente disponibili per il riscaldamento ambiente. Pertanto, delle 16,6 milioni di abitazioni in classe F e G, sono meno di 6 milioni quelle che potrebbero ospitare una pompa di calore elettrica.
  3. Tenendo conto anche l'aspetto economico, possiamo ipotizzare di scendere a meno di 2 milioni, considerando che il prezzo medio di una pompa di calore è più alto di quello di una caldaia, la capacità di spesa delle famiglie è sempre più contenuta e i costi di gestione di un impianto con pompa di calore tende ad essere più elevato.

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Lo studio dimostra come le caldaie a condensazione si confermino la scelta più economica per il consumatore e che le peculiarità del nostro contesto sociale ed economico non siano da sottovalutare.

Portare avanti dei benefici fiscali per l'acquisto delle caldaie a condensazione anche nel 2025 significherebbe 

  • permettere anche ai cittadini con minori disponibilità economiche di perseguire la strada dell'efficientamento energetico
  • investire in green gas come fonte energetica sulla strada della decarbonizzazione. 
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